L’apporto compositivo del laboratorio si concentra su vari livelli. Quelli alla scala dell’edificio, con tutte le implicazioni funzionali e dimensionali del caso, ma anche a quelli della morfologia urbana da cui discendono fattori condizionanti lo sviluppo del progetto stesso. All’interno di uno sviluppo processuale del progetto di natura inter-scalare, il dato compositivo si misura innanzitutto nella relazione tra parti urbane e parti architettoniche quali componenti che giocano la partita di una prossemica interpretata, preordinata e per molti aspetti gestita dal progetto anche nei suoi aspetti più indiretti e proiettati nella dimensione temporale di trasformazione di un luogo. Ovviamente in questo complesso sistema relazionale risulta fondamentale la comprensione del contesto architettonico e urbano in cui si opera, a partire dal dato storico, a maggior ragione nella condizione di un palinsesto consistente come nella tradizione italiana ed europea, dove la metodologia del progetto è di fatto intrinseca a quella di una conoscenza storica del divenire urbano inteso come un tutt’uno percepibile ed utilizzabile nella condizione contemporanea. In questo senso la valenza del recupero, del progettare sul progettato e costruire sul costruito, del tessuto urbano e delle componenti che lo caratterizzano, esula da una limitazione metodologica di intervento specialistico a favore di un’interpretazione che rimandi sempre e comunque agli strumenti della progettazione architettonica e urbana in senso generale. Particolare valenza in questa azione formativa all’interno del laboratorio è l’analisi del rapporto tipologia-morfologia quale categoria interpretativa in grado di misurare, nell’invarianza dei caratteri, le condizioni identitarie e di struttura costruita del luogo.